sabato 22 settembre 2012

L'ALIMENTAZIONE NATURALE DEL BAMBINO

“La nostra cultura è dominata dall'ansia per tutto ciò che riguarda la nutrizione. 
Viviamo in un paradosso: quanto più lo spettro della fame si allontana dalle nostre storie familiari, tanto più madri, padri e nonni vivono nel terrore che il bambino si lasci deperire fino a morire di stenti. 
Circondati da una cornucopia di abbondanza, bersagliati da pubblicità che, la metà delle volte, pubblicizzano cibo “spazzatura”, con il frigorifero che scoppia, ci disperiamo perché non riusciamo a “far mangiare” i nostri figli. O, almeno, questa è la percezione più diffusa. 
Siamo perseguitati dal fantasma della siccità e della carestia: durante i mesi di allattamento la madre riceve costanti dichiarazioni di sfiducia nella possibilità del suo corpo di produrre latte, e procede nel timore che scompaia da un giorno all'altro; quando inizia l'età dello svezzamento, i genitori vengono preparati a una guerra “amorevole” nei confronti di bambini riluttanti, e convinti di dover forzare una resistenza, per indurre il loro piccolo a ingoiare qualcosa di diverso dal latte materno. 
Ma è davvero necessario lottare contro la natura stessa del bambino, contro i suoi e i nostri istinti?” 

 “I latti delle varie specie di mammiferi hanno differenze enormi fra loro: ciascuno è progettato per far crescere i propri cuccioli secondo il loro programma genetico. 
Ecco perchè il latte vaccino, che serve a far raddoppiare ai vitelli le loro dimensioni corporee in un brevissimo lasso di tempo, è quattro volte più ricco di proteine di quello umano; il latte di balena è dieci volte più grasso, affinchè il balenottero possa costruirsi il suo strato termoisolante sottocutaneo il più in fretta possibile. 
Ed ecco infine perchè noi umani, che non dobbiamo né crescere come vitelli, né nuotare nelle gelide acque dell'Artico, abbiamo il latte in assoluto più ricco di lattosio, lo zucchero indispensabile per la rapida crescita del cervello.” 

 “Volpi o koala? 
Vi sono specie da tana e specie da contatto continuo. 
Nel primo gruppo (le volpi) i piccoli sono tenuti al sicuro in un rifugio inaccessibile ai predatori, mentre i genitori si assentano per lunghi periodi per nutrirsi, tornando alla tana dopo lunghi intervalli, per allattare la prole o portarle il cibo. 
Caratteristica di queste specie è un latte molto concentrato, che sazia i cuccioli per molte ore di seguito. 
Le specie a contatto continuo (i koala), invece, garantiscono la sicurezza dei cuccioli portandoli sempre addosso; il latte di queste specie è digerito molto in fretta e la vicinanza di madri e piccoli è garantita proprio dalla necessità di un allattamento frequente. 
La specie umana, che appartiene chiaramente al secondo gruppo, nelle ultime generazioni ha acquisito abitudini ^da tana^, ma l'organismo e gli istinti dei cuccioli e delle madri non sono preparati anche ad adottarne i comportamenti.” 

Emanuela Barbero e Antonella Sagone

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