sabato 25 febbraio 2012

L'ANALGESIA EPIDURALE

Il desiderio e la necessità da parte della donna di poter vivere il travaglio di parto come evento felice e non traumatico ha contribuito alla diffusione ed all’applicazione delle tecniche di analgesia di parto, che solamente i grandi “centri ospedalieri” possono vantare.
La tecnica dell’analgesia epidurale determina l’abolizione del dolore lasciando inalterate le altre sensazioni: quella tattile e quella “di spinta” che sono invece necessarie per il normale espletamento del parto. Le contrazioni uterine continuano quindi ad essere percepite ma in modo non doloroso.
L’analgesia epidurale viene eseguita da un medico anestesista. La procedura è molto rapida ( pochi minuti) e non dolorosa.
La prima cosa che viene effettuata è una piccola anestesia locale nella sede della successiva epidurale. La sede dove viene effettuata è al centro della schiena in corrispondenza del margine superiore delle ossa iliache.
Una volta che la zona è insensibile, si procede all'epidurale vera e propria che consiste nell'introduzione, tramite un ago molto sottile, di un piccolo sondino nel cosiddetto spazio epidurale, e la somministrazione, tramite esso, di farmaci anestetici nello spazio stesso.
La somministrazione di farmaci viene poi periodicamente rinnovata, senza il minimo disturbo per la partoriente, tramite il sondino.

Può essere eseguita solo quando il travaglio di parto è sicuramente cominciato ed attivo: si effettua quindi con una dilatazione della cervice uterina di circa 3-4 cm, con la parte fetale presentata (la testa del bambino) in via di impegno o impegnata ed in presenza di valide e ritmiche contrazioni uterine.
L'effetto della analgesia epidurale è quello di abolire totalmente i dolori del travaglio. La donna può quindi rilassarsi, addirittura dormire, perchè non avverte più dolore. Le contrazioni vengono avvertite solo come sensazione di indurimento della pancia. Allo stesso tempo la paziente non è anestetizzata e quindi, ad esempio, riesce a muovere le gambe e può deambulare all’interno della stanza.
Durante il parto, e nei momenti che lo precedono, il livello di analgesia viene leggermente diminuito, per permettere alla donna di avvertire meglio le contrazioni e quindi di spingere meglio.
Nell'immediato post-partum se necessitano punti di sutura può di nuovo essere aumentato per garantire il massimo dell'efficacia.
Nel caso necessitasse l'esecuzione del Taglio Cesareo l'analgesia viene aumentata garantendo una vera e propria anestesia locale.
Le controindicazioni a questo tipo di analgesia sono infezioni nell'area di esecuzione dell'analgesia, malattie della coagulazione, allergia ai farmaci che devono essere utilizzati. Altre controindicazioni (talora però superabili a seconda del caso) sono gravi patologie discali della colonna, scoliosi, emicrania o cefalea ricorrente.
Attualmente, se la analgesia viene effettuata in centri idonei e con provata esperienza, presenta rischi molto bassi sia per la madre che per il nascituro. Sono descritti rari casi di emicrania ed ancora più rari casi di lesione midollare o di emorragia con compressione midollare. Fortunatamente la frequenza di tali eventi è così bassa da poter considerare oggi la tecnica sicura e affidabile così da poterla proporre alle gestanti in travaglio di parto, come tecnica di routine.
I rischi fetali sono molto bassi: l'anestetico rimane nello spazio epidurale e quindi non raggiunge il feto.
Unico problema relativo può essere una minore capacità della donna di spingere che può portare, anche se raramente, all'uso della ventosa. Ciò non avviene, però, se la donna ascolta e segue con precisione le indicazioni dell’ostetrica che l’aiuterà a spingere nel modo corretto anche con una sensazione di premito bassa.

Nessun commento:

Posta un commento