mercoledì 6 giugno 2012

"LA CURA NATURALE DELLA MAMMA E DEL BAMBINO"

La saggezza dell'evoluzione biologica ha garantito nei lunghi millenni che la madre fosse preparata a partorire, il bambino a nascere ed entrambi solidi e adatti a costruire insieme una salda relazione, cui è affidata la sopravvivenza della specie.
Non dovremmo sforzarci di porre correttivi alle forze naturali già insite in loro.
 Lorenzo Braibanti 

Un'ombra si aggira fra la mamma e il bambino. Si chiama "sfiducia".
E' come se nel giro di poche generazioni, milioni di anni di evoluzione fossero andati in fumo e nessuno potesse più credere che madri e bambini siano perfettamente attrezzati per fare il loro mestiere.
La nostra cultura sembra suggerire che i bambini non sappiano cosa è meglio per loro, che il loro pianto sia solo uno sfogo o un modo per controllare i loro genitori, e che i loro desideri non siano che futili capricci; ed è altrettanto convinta che le ansie e gli slanci delle madri non siano che bizzarrie generate da squilibri ormonali, o un segno della loro debolezza, insicurezza e ingenuità.
Se così fosse, si dovrebbe dire che il fatto che la nostra specie sia sopravvissuta a milioni di anni di evoluzione e ci abbia portato fin qui sia davvero un miracolo. 
Il vero miracolo, invece, è che la specie umana sia sopravvissuta agli ultimi cento anni di "civilità". 
La cultura della società industrializzata sta conducendo da meno di un secolo un esperimento su vastissima scala basato sulla costrizione di madri, padri e bambini a fare esattamente il contrario di ciò che l'istinto dice loro: separare madri e neonati alla nascita. Non consentire che si verifichino le poppate ogni volta e per tutto il tempo in cui ciò dia sollievo e ristoro a entrambi. Non lasciare che le madri prendano in braccio i loro figli quando con il pianto segnalano che hanno un disperato bisogno di loro. Mettere in bocca ai lattanti, quando mostrano il bisogno di succhiare, un simulacro di gomma al posto del seno materno. Impedire loro di condividere il sonno, costringendo bambini di pochi mesi ad addormentarsi in un luogo solitario, immobile, lontano dal respiro e dal calore materno, lontano dal suo cuore; mentre la mamma, con il seno gonfio e gocciolante, cerca anche lei di prendere sonno con le braccia inutilmente vuote, senza poter udire il rassicurante suono del respiro del suo piccolo. 
Si tratta di un esperimento che saggia i limiti di resistenza allo stress e di adattabilità alle situazioni avverse nella specie umana, una specie altamente sociale che, come tutte quelle a lei prossime, è programmata per il contatto e l'allattamento continuo dei piccoli, nonchè per una stretta relazione sociale del bambino con i suoi genitori e gli altri membri della sua famiglia, in modo che possa apprendere le relazioni umane da esmpi viventi e amorevoli. 
Emanuela Barbero e Antonella Sagone

Nessun commento:

Posta un commento